lunedì 15 febbraio 2016

Conflitti


“Ragazzi in classe dai, si rientra…”
Arrivano alla spicciolata, qualcuno è già dentro perché in giardino oggi fa freddo e pioviggina, qualcun altro ha giocato con il fango delle pozzanghere e ora è pieno di mota ma ha un’espressione così felice e soddisfatta che mi viene solo da sorridergli. Alla fine arrivano anche Samir e Aldo, stanno litigando dall’inizio della ricreazione, li ho osservati da lontano per tutto il tempo cercando di capire quale fosse il motivo della lite. Entrano in classe scuri in volto e continuano a becchettarsi, li chiamo e dico loro di uscire e di tornare in classe quando avranno risolto il loro dissidio. Aldo prima di uscire prova a condividere con me le sue ragioni, gli dico che non voglio entrarci, è una loro questione. Loro lo sanno, li mando fuori perché penso che in questo momento la loro attenzione sia concentrata sul loro scontro, penso sia importante riconoscere il loro conflitto e proprio per questo non ci voglio entrare, devono imparare a gestirlo. Loro sanno che se non ce la faranno a risolverlo da soli potranno chiedere l’aiuto di un loro compagno come mediatore, ognuno di loro lo è, in terza primaria facciamo un percorso per imparare a diventarlo. Se anche l’intervento del mediatore non funzionerà potranno chiedere aiuto alla classe e faremo un cerchio per discutere insieme del loro problema. La maggior parte dei litigi però si risolve con il chiarimento tra le due parti in causa.
Oggi deleghiamo ad altri la soluzione dei nostri conflitti: se due persone litigano c’è l’avvocato che decide chi ha ragione, lo stesso se una coppia non va più d’accordo; per i bambini  a casa ci sono i genitori, a scuola ci sono i maestri e nella maggior parte degli sport c’è la figura dell’arbitro che decide chi ha torto e chi ha ragione.
In ogni contesa si incarica una terza parte a risolverla. L’idea che le cose si possano “accomodare” tra chi è implicato nella “rottura” è obsoleta, forse perché è faticoso scendere a patti con gli altri e con sé stessi.
Aldo e Samir hanno preso la clessidra e sono andati a cercarsi una stanza dove possono sedersi uno di fronte all’altro. Abbiamo letto da qualche parte che una tribù di indiani d’America per risolvere i conflitti faceva così: i due litiganti andavano in una tenda e si mettevano uno di fronte all’altro poi uno dei due iniziava a dire le sue ragioni, l’altro rispondeva soltanto circa un quarto d’ora dopo che il primo aveva finito di parlare e così via, ogni replica poteva essere fatta solo dopo quindici minuti di silenzio. La clessidra dei bambini è tarata su un minuto ma a loro basta e avanza…quante volte se avessimo contato fino a dieci prima di agire o parlare avremmo evitato qualcosa di spiacevole?!?
Oggi tocca a Samir e Aldo, qualche volta succede anche a me, con qualcuno di loro, quando accade non posso abbandonare la classe e prendere la clessidra, perciò chiedo di discuterne alla fine della giornata o a ricreazione. Quando invece mi arrabbio per qualcosa che è accaduto ma non so chi siano i responsabili discutiamo con tutta la classe in cerchio per cercare di trovare una soluzione, mai per cercare chi è stato.
Ho sempre pensato che punire tutto il gruppo sia una delle più grandi ingiustizie che un maestro possa fare e si rischia di ottenere l’effetto contrario: l’impunità per chi fa le birbonate, una condanna ingiusta per chi si comporta bene.
Gestire il conflitto dovrebbe essere una competenza da insegnare, siamo continuamente immersi in diatribe di ogni genere a scuola come ovunque e ad ogni età  e spesso sono i bambini ad insegnare ai grandi come comportarsi. Alcuni anni fa uscì un film di Roman Polanski, “Carnage” la cui visione dovrebbe essere proposta in ogni tipo di scuola a tutti i genitori all’inizio di ogni anno scolastico. E’ la storia di un litigio tra ragazzi dove vengono coinvolti anche i rispettivi genitori per trovare una soluzione…l’inizio dell’incubo!
Intanto Samir e Aldo sono rientrati e si sono seduti l’uno accanto all’altro, se la stanno ridendo entrambi mentre chiacchierano fitto fitto, la loro attenzione non è certo concentrata su quello che stiamo facendo…adesso però non posso dirgli niente…il loro conflitto è certamente risolto.

                                                                               Matteo Bianchini

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