lunedì 18 settembre 2017

No, a scuola non ci voglio andare!




Esco presto stamattina, mi aspetta un ennesimo nuovo inizio. Prendo l’ascensore perché sono ancora assonnato, inforco la bicicletta e parto in direzione della mia scuola. Penso alla giornata che mi aspetta, progettata nei minimi particolari insieme ai miei colleghi, all’accoglienza dei nuovi arrivi, all’emozione dei bambini nel rivedersi e un po’ anche all’imbarazzo nell’incontrarsi… dopo tanto tempo. Al semaforo ad aspettare che scatti il verde mi trovo insieme a un bambino che abita nel mio palazzo, ha il grembiule e lo zainetto e sta protestando in modo fermo e risoluto con la sua mamma: …ti ho detto che non ci voglio andare a scuola! -  la mamma pazientemente cerca di convincere il figlio: Dai Giovanni, anche Giulio va a scuolatutti i bambini quando diventano grandi come te vanno a scuola…il piccolo bimbetto, che probabilmente è al suo primo giorno di scuola primaria insiste: a me non mi importa cosa fa Giulio e cosa fanno tutti i bambini della mia età, io non voglio andarci a scuola, se loro ci vogliono andare io non gli dico mica niente! Si mette male, la mamma con tono un po’ più deciso tenta la strada del dovere: Giovanni a scuola i bambini ci devono andare, non si può non andare, la scuola è un obbligo...il bambino replica prontamente: allora mamma te e il babbo mi obbligate ad andare a scuola, mi costringete, anche se io non ci voglio andare…quindi la scuola è come prendere la medicina quando si sta male…ma io sto bene non sono malato! Ormai il verde è scattato varie volte ma nonostante sappia che rischio di arrivare in ritardo sono rapito dai ragionamenti di Giovanni e sono curioso di capire come ne uscirà la mamma: ma no amore, a scuola si imparano tante cose, si conoscono tanti amici… il bambino ora fissa minaccioso sua madre, poi si guarda le dita e iniziando a contare dice: uno io di amici ne ho tanti e mi bastano quelli che ho, due io imparo tante cose anche a stare a casa, ad andare a giro a fare la spesa con la nonna, a stare da solo in terrazzo a vedere le persone che passano mentre nonna cucina e a farmi raccontare le storie da nonno. La mamma ormai esausta non sa più con quali argomenti poter persuadere il proprio figlio, ad un tratto le si illumina il viso, mi ha visto, mi ha riconosciuto, ci salutiamo appena – “buon giorno” e “buona sera” – ma sa che di mestiere faccio il maestro: Giovanni, lo riconosci il signore del quarto piano? Sai che lui è un maestro? Chiediamoglielo a lui se devi andare a scuola… il suo tono ora è tra il minaccioso e il disperato, Giovanni mi squadra dall’alto in basso poi, dopo un po’ di esitazione mi chiede: a te piace andare a scuola? Senza alcuna esitazione gli rispondo affermativamente. Lui altrettanto velocemente mi chiede: perché? Ecco, i bambini vogliono sapere sempre il perché delle cose, non si accontentano mai della prima risposta…indugio un attimo e poi gli rispondo:  perché mi diverto…; e ci giochi con i bambini? – mi incalza Giovanni – certo! Gli rispondo immediatamente.
Ma poi smetti di giocarci perché devi andare a lavorare vero? Mentre sorrido interviene la mamma: ma no Giovanni, è il suo lavoro! Giovanni mi guarda incredulo e aggiunge: allora tutti i genitori dovrebbero fare di lavoro i maestri…ma ti pagano? Beh…sì…per ora… rispondo un po’ imbarazzato…Mamma allora ho deciso, io non voglio andare a scuola ora ma da grande voglio fare il maestro…l’ultima frase pronunciata da Giovanni strappa un sorriso sia a sua madre che a me, guardo l’orologio, è veramente tardi, il semaforo è un’altra volta verde, riparto a pedalare velocemente e lascio Giovanni al prologo del suo primo giorno di scuola: non è ancora entrato in classe ma ha già capito l’essenza del mio lavoro: mi pagano (poco) per divertirmi (tanto)…e finché mi divertirò varrà la pena fare questo mestiere per me e per tutti i Giovanni che incontrerò.

Matteo Bianchini

1 commento :

  1. Ben detto Matteo, disgraziatamente non è una legge universale ma per chi lo apprezza, è davvero un regalo. Buon anno scolastico a te e a tutti i Giovanni che non incontreremo.

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