Perché un workshop
residenziale?
Osa diventare ciò che sei. E
non disarmarti facilmente.
Ci sono meravigliose opportunità in ogni essere.
Persuaditi della tua forza (…)
Andrè Gide
Il nostro "giro
d'Italia" a rincorrere ed accompagnare il film ci ha regalato
l’opportunità di conoscere tante bellissime persone ed esperienze di vita. È da
questi incontri che è germogliata l’idea di organizzare un workshop residenziale,
un’idea seminata nella terra fertile delle tante parole, sorrisi, abbracci che
abbiamo avuto la fortuna di raccogliere e annaffiata dall’acqua nutriente delle
molte realtà vitali ed accoglienti che abbiamo toccato.
Poi l'idea è cresciuta, nutrita
dalle richieste e dall'attenzione di tante persone che ormai ci seguono e ci
conoscono: colleghi, ma anche genitori, medici, infermieri, avvocati,
psicologi, commercianti, disoccupati, casalinghi, operai, manager,
pensionati... Società davvero civile.
Perché l’intelligenza emotiva, le
competenze sociali e relazionali non sono importanti solo per gli insegnanti o
per alcune categorie professionali, sono risorse fondamentali per qualsiasi persona
indipendentemente dalle appartenenze e dal ruolo che ricopre nella società.
Perché il titolo “EDUCHIAMO …chi ama
educa”?
Qualcuno potrebbe pensare che questo titolo si rivolga
soprattutto o esclusivamente al mondo della formazione, perché la parola educazione
evoca quel contesto. Il nostro scopo è
invece quello di lanciare l’ennesima provocazione: l’educazione non riguarda
solo la scuola o chi fa formazione, ma accompagna e permea tutta la nostra
vita: continuamente, nel nostro agire quotidiano, rivestiamo il ruolo di
educatori e siamo educati, consapevolmente o no. Il verbo educare viene dal latino exducere, tirare fuori, tirare fuori cosa? Tirare
fuori ciò che siamo! E niente è più difficile, per riuscirci abbiamo bisogno
dell'aiuto degli altri che, paradossalmente, sembrano spesso anche il
principale intralcio al raggiungimento del risultato. Gli altri possono essere
la nostra palestra, il nostro specchio, coloro che ci ostacolano o che ci
favoriscono, un alibi o un'occasione di consapevolezza... E comunque non ci si
salva senza di loro.
Ma se non sappiamo chi siamo, se non abbiamo consapevolezza
di noi stessi, delle nostre emozioni e delle nostre esigenze come possiamo
stabilire un contatto e una relazione positiva con gli altri? Se non rispettiamo
noi stessi come facciamo a rispettare gli altri? E come possiamo pretendere che
gli altri ci rispettino?
Bisogna voler bene a noi stessi per riuscire a stare bene
con gli altri…”ama il prossimo tuo come te stesso” diceva qualcuno tempo fa,
forse per cominciare basterebbe molto meno... Vogliamo provarci insieme?
Paolo & Matteo
Info e prenotazioni
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