Tempo fa ho letto un libro che appellava gli adolescenti “gli sdraiati”, mi sono divertito a pensare che se dovessimo utilizzare la modalità posturale per definire gli stadi di sviluppo dell’età evolutiva prima degli sdraiati ci sarebbero gli “appoggiati” e prima ancora gli “appiccicati”.
Ogni giorno
quando arrivo a scuola sono assaltato da qualche bimbo che per salutarmi mi
viene addosso e si appoggia a me come fossi un muro, un tavolo, un posto
insomma su cui poter posare il suo peso per un po’, poi svanisce nel niente
come se quel momento gli fosse servito per “ricaricarsi”. Un po’ come succedeva
nel film il pianeta verde (La Belle
Verte) dove però erano gli adulti che ritrovavano l’energia abbracciando i
neonati.
C’è un periodo
della vita in cui i bambini si incollano all’adulto come paguri agli scogli, si
sostengono a te ma si appoggiano anche agli altri loro coetanei, hanno bisogno
di questo contatto fisico.
Li osservo in
giardino che avanzano a schiere di 3-4 bambini attorcigliati tra di loro, 6-8
gambette che camminano in modo assolutamente asincrono andando ognuna in una
direzione diversa eppure i loro corpi non si scollano, barcollano da una parte
all’altra dello spazio che hanno a disposizione, sembra caschino per terra da
un momento all’altro, e invece riescono a non cadere grazie ad una legge fisica
non ancora scoperta.
Tra qualche
anno non si appoggeranno più e si lasceranno vincere dalla forza di gravità per
diventare adolescenti ovvero “gli sdraiati”.
Prima di
preferire la posizione orizzontale passano la fase degli “appoggiati”. Si
abbarbicano soprattutto ai più grandi, non necessariamente agli adulti, non
riesci a liberartene facilmente perché te li ritrovi in collo o sulle spalle
senza sapere nemmeno come sia successo.
Ci sono momenti,
come quello dell’inizio e della fine della giornata scolastica, che sono più
sensibili all’assalto: la mensa è uno di questi, te li ritrovi ovunque mentre
stai cercando di finire il tuo pranzo.
La ricreazione
è un altro dei momenti in cui devi stare attento alle imboscate, di solito c’è
sempre quel bambino o quella bambina che quel giorno non riesce a giocare con i
compagni, oppure è un po’ giù di corda, e ti si abbranca come tu fossi l’ancora
di salvezza della sua vita e non ti molla fisicamente per tutto il tempo
dell’intervallo.
La maggior
parte dei bambini nell’età dell’infanzia ha bisogno di “tocchicciare”, dare
pizzicotti,
agguantare,
abbracciare, accarezzare, ha bisogno del contatto fisico, è per loro un modo
per relazionarsi ma anche per conoscere, non scordiamoci che i più piccoli la
prima cosa che fanno appena afferrano qualcosa è mettersela in bocca:
assaggiarla…prima di essere “gli appoggiati” i bambini sono “gli appiccicati”,
non si scollano e protestano se qualcuno li lascia a loro stessi, si incollano
all’adulto nel senso che vogliono stare in collo non solo per un motivo di
sicurezza ma anche di conoscenza.
Attraverso il
contatto fisico, lo sguardo, conosciamo noi stessi e gli altri.
La
comunicazione non verbale, la prossemica, è molto più incisiva e importante di
quella verbale. Si comunica molto più con lo sguardo o con la nostra postura
che con le parole.
Molto spesso i
bambini mi osservano e si avvicinano a me indovinando il mio stato d’animo
senza che io abbia proferito parola. “Maestro sei pensieroso eh oggi…”…“che è
successo Matte? Stai bene?”, oppure: “oggi sei proprio su di giri eh Matte…”.
All’inizio
tentavo di ingannarli negando l’evidenza che loro coglievano dal linguaggio non
verbale ma con il tempo ho capito che stavo dando loro una comunicazione
paradossale: dicevo che stavo bene con le parole ma con il corpo stavo dicendo
l’esatto contrario, gli stavo insegnando a mentire. Da tempo non mi nascondo più dietro le parole,
condivido con loro il mio stato d’animo e loro mi accolgono per come sono, per
come sto…e io lo stesso cerco di fare con loro: che siano nella fase
appiccicati, appoggiati o sdraiati…solo se riusciamo ad essere autentici
possiamo provare a tirar fuori ciò che i bambini sono altrimenti anziché
educare addestreremo persone a comportarsi come gli altri si aspettano che ci
si comporti…(la chiamiamo omologazione o mal-educazione?!?)
Matteo
Bianchini
Mi ha fatto sorridere questo post, ma è incredibilmente vero! In casa ho una appoggiata ed una sdraiata!! Con la figlia più piccola la sua classe ed i suoi insegnanti ero presente alla proiezione del 7 giugno allo Stensen, il film è piaciuto molto a tutti. E' stata una grande emozione... grazie!
RispondiElimina