giovedì 19 gennaio 2017

Enigma in forma di ragazzo



Lo riconosco da lontano, scricciolo ingobbito, confuso nella folla spersonalizzata delle comitive di turisti orientali. La sua figura esile è inconfondibile: il ciuffo castano a nascondere gli occhi irrequieti, l'eskimo svolazzante, che vorrebbe dare più solidità alla sua presenza e invece la rende ancora più sfuggente. Ha stile il ragazzo, un misto tra un fumetto di Paz e un cartone giapponese. C'è un po' di Zanardi in lui e parecchio Manga. Però è uno stile non premeditato, se lui si potesse vedere magari si piacerebbe, ma non credo proprio che si veda. La consapevolezza di sé non è un suo punto di forza e lo posso dire perché lo conosco da sette anni, e da due sono il suo tutor. 
Adesso frequenta la seconda media ed è uno dei nostri alunni più problematici. La sua carriera scolastica è stata costellata da conflitti con compagni e adulti, negli anni ha messo insieme una collezione completa di ammonimenti, rimproveri, prediche, urla, note, punizioni... alla fine anche sospensioni, regolarmente scontate attraverso "lavori socialmente utili", come mettere in ordine la biblioteca o pulire il giardino. 
Pur contestando vivacemente ogni sentenza ha sempre  "pagato il conto" senza chiedere clemenza. 
Per tornare immediatamente dopo a comportamenti che gli hanno meritato nuove pene.
Un recordman delle recidive.
Del bullo ha tutto, fuorché il fisico e la vocazione. 

"Mattia, se parli come un bullo e ti comporti come un bullo la cosa più probabile è che tu sia un bullo!"
"Io non sono un bullo, sono Loro che mi provocano."
"Chi sono Loro?"
"Tutti."
"Se hai un conflitto con Tutti sei in un bel guaio, è difficile combattere una guerra da solo contro Tutti."
Si stringe nelle spalle e non risponde, ma il messaggio è chiaro: "E io che ci posso fare?"

Mi sta simpaticissimo, per me fare il "tutor" vuol dire anche essere un avvocato difensore a prescindere, con Mattia mi resta facile: mi piace persino la sua inaffidabilità, tanto ribadita da essere diventata una forma estrema di affidabilità. 
Forse la simpatia  dipende anche dal fatto che non sono mai stato un suo insegnante e non mi ha quindi portato all'esasperazione. O quasi.
Quando in terza elementare feci mensa nella sua classe per tutto un anno, all'ennesimo bicchiere rotto o dopo un'offesa troppo colorita ad una compagna, mi stancai di abbassare gli occhi alla sua altezza per cercare un contatto (come è sempre buona regola fare) e lo sollevai di peso con una mano sola per portare i suoi all'altezza dei miei, appoggiandolo anche (delicatamente) alla parete. 
Non fu una grande prova di forza, Mattia pesava (e pesa) poco più di una piuma, ma destò in lui una qualche impressione, perché restò calmo per mezz'ora; poi, prima che cominciassi a preoccuparmi, tornò ai consueti turpiloquio e ipercinetismo. 

Come tutor non mi devo almeno preoccupare del suo rendimento scolastico che è  più che buono, anzi, se si tiene conto della fatica che fa per mantenere alta la bandiera di "alunno difficile", è addirittura ottimo. D'altra parte la sua intelligenza è pari solo alla sua capacità di mettersi nei guai. 

"Mattia, ma è possibile che inciampi in tutte le regole? Cos'hai contro le regole?"
"Non è colpa mia, sono le regole che sono allergiche a me, appena mi vedono mi si mettono tra i piedi..." 

Se ascolto come se la racconta e mi metto dal suo punto di vista quasi ci credo. Ma so che è solo un'illusione, un autoinganno.
L'irriducibile comportamento "sbagliato" di Mattia è un mistero. Non c'è nessuna evidente ragione familiare, ambientale, biologica, relazionale, evoluzionistica, emozionale, genetica... che possa spiegare la sua perenne irrequietezza, la sua ipersensibilità ai messaggi che gli provengono dall'esterno, ai quali reagisce sempre con troppa irruenza e conflittualità. E finisce sempre che chi ne busca è lui.

"Ehi! Mattia cosa ci fai lì da solo sulla panchina?"
"Nulla, non ho voglia di giocare."
"Non sarai mica un'altra volta in punizione?"
"No, non ho fatto nulla."
"Guarda che lo chiedo alla Lucia!"
"Chiediglielo."

Lucia è la nuova insegnante di matematica una pasta di donna, con un sorriso contagioso.

"Certo che è in punizione, fatti dire perché..."

Lo guardo sconsolato. I suoi occhi sembrano due palline da flipper che corrono in pariglia.

"Ah, è vero, nientedichè! Una cosa da nulla, me n'ero dimenticato..."

Sarebbe utile arrabbiarsi? Meglio approfittare per fare una mezz'oretta di tutoraggio, il tempo non basta mai.

"Ascolta vecchio mio, secondo te dove vanno le anatre di Central Park quando il laghetto ghiaccia?..."

Eppure è un ragazzo sveglio, dall'aspetto gradevole, pieno di energia, dalle risorse fisiche ed emotive  insospettabili.
Lo ricordo piccolissimo, addirittura minuscolo, sostenere con la fermezza dei giusti i rimproveri che gli rivolgeva una massiccia e torreggiante insegnante. Era stato beccato in "flagranza di reato" ma negava l'evidenza con una imperturbabilità degna di ammirazione. Non cedette e non confessò. Alla fine fu l'insegnante a dover interrompere "l'interrogatorio".

"Se comincia così in prima elementare cosa farà in terza media?"

Niente di drammatico, in questi anni non c'è stata un'escalation che abbia portato ad eventi irreparabili. Mattia continua ad essere più o meno quello che era in prima elementare: un enigma in forma di ragazzo, una persona interessante, probabilmente ottima, forse anche eccezionale, che per qualche ragione ha messo una superficie opaca tra sé e il mondo, con il quale si trova in perenne polemica. Una superficie che non siamo riusciti a  superare, aggirare, rendere trasparente. Chissà a cosa è funzionale il muro.

Adesso mi viene incontro, mescolato alla folla eppure distante, solo, anzi isolato, perché chino sullo smartphone dove spippola freneticamente.
Penso che stia chattando con gli amici e decido di fargli uno scherzo: mi metto sulla sua strada e aspetto. 
Solo quando sta per sbattermi contro l'ombra che si allunga sul display gli rivela la mia presenza. Alza appena gli occhi e non manifesta emozioni. Nessuna sorpresa, nessuna paura, nessun imbarazzo o disappunto e tantomeno gioia. Però il suo saluto è corretto/informale perché abbiamo un rapporto disteso; non so quanta fiducia Mattia riponga in me, ma credo percepisca la mia benevolenza, senza approfittarne e senza farsene condizionare. Come d'altra parte farebbe anche se mi sentisse ostile.
Privo com'è del senso dell'opportunità non cerca nemmeno di nascondere quello che stava facendo, così scopro che non stava scrivendosi con gli amici, ma giocava ad un autistico videogioco.
Non reprimo la delusione. Il moralista che è in me esplode.
"Ma anche mentre cammini ti fai mangiare il cervello da queste trappole! Cos'hai in testa? Pensi ti faccia bene stare attaccato a codesta macchinetta? Tu lo chiami gioco, ma è una dipendenza, capito? UNA DI-PEN-DEN-ZA!"

Come acqua sui sassi. Annuisce e distoglie lo sguardo come fa sempre di fronte a chi lo rimprovera o contrasta i suoi desideri e comportamenti. 
Sbuffo e sollevo gli occhi indispettito. Di fronte a noi, alla fine della strada, la luce si allarga nel grande spazio di piazza Santa Croce che si intuisce appena. Dall'angolo il sommo Poeta, corrucciato com'è suo solito, ci volta le spalle, appena sopra la sua testa coronata d'alloro la fuga dei tetti e il cielo marezzato di nuvole dai bordi rosacei. 
Si sta preparando uno di quei tramonti che ti fanno rimpiangere di non essere nato poeta.

"Lo vedi Mattia cosa ci stavamo perdendo, tu dietro al tuo giochino elettronico e io per la fretta di tornare a scuola? Guarda che cielo. Una roba che se stai facendo la pipì rischi di bagnarti le scarpe perché ti dimentichi cosa stai facendo..." 

Sorride appena, non per la battuta, semplicemente per avermi sentito usare un termine forte. Ma ho appena cominciato.

"Quando cammini guarda l'orizzonte non dove metti i piedi, magari rischi di inciampare o pestare una merda, ma vedi parecchio mondo in più. Bello o brutto che sia. Ora metti in tasca il telefono e cammina a testa alta fino a casa, io ti seguo e se cominci di nuovo a spippolarci ti prendo a pedate nel culo" 

Ci guardiamo con un sorriso, il suo gli increspa il volto in maniera più duratura (qualche decimo di secondo?).
Gli alzo un po' il mento in modo che i suoi occhi siano belli alti e poi lo indirizzo verso la piazza con una leggera spinta sulle spalle. 
Si allontana senza dire una parola, lo seguo con lo sguardo. Arrivato all'altezza del Poeta si volta indietro.
Lo fa per controllare se lo seguo davvero o per prolungare il contatto? 
Alza una mano e la agita. 
Per salutarmi o per giustificare il fatto che si è voltato? 
Lo perdo nel brulicare della folla. Cosa avrà fatto appena girato l'angolo? Avrà ricominciato ad inseguire il record che forse gli ho impedito di raggiungere con la mia fastidiosa intromissione o si sarà concentrato nella ricerca di altri scampoli di bellezza per le strade della città?

La prima che ho detto è molto più probabile, ma ne siamo così sicuri? E siamo sicuri che ci siano solo due possibilità? 
Le dicotomie sono semplificazioni che usiamo per consolarci dell'incapacità a comprendere il reale, anche il rapporto causa effetto è un'illusione: le alternative e le conseguenze ad uno stesso evento sono innumerevoli, come innumerevoli e imprevedibili e misteriose sono le persone e le loro scelte.
Forse dietro l'angolo Mattia si è fermato a guardare una vetrina, forse ha fatto la linguaccia al sommo Poeta, forse ha lasciato cadere venti centesimi nel bicchiere della vecchietta sul sagrato di Santa Croce, forse si è fatto distrarre da una ragazza che passa, forse ha incontrato un amico e adesso parlano fitto fitto....


Perché la realtà non è solo "più avanti" come sosteneva Giorgio Gaber. Ma anche molto più sotto, più sopra, più a destra, più a sinistra e più tutto intorno di dove ci limitiamo, per pigrizia e incompetenza, ad immaginarla. 

Paolo Scopetani

L'altra faccia del maestro. 
Paolo Scopetani è anche uno scrittore, a febbraio uscirà il suo ultimo romanzo, "Chiasso Chiuso", del tutto estraneo a temi educativi. Chi fosse incuriosito può già richiederlo online sul sito dell'editore "Effigi". Lo riceverà con il 15% di sconto e senza spese di spedizione.
Clicca qui per maggiori informazioni

3 commenti :

  1. Grazie,Paolo sei riuscito non solo a farci appassionare a questo 'bel tipo' ma anche a farci fermare a pensare alle ragioni tanto profonde quanto non semplici da identificare che lo agitano: "L'irriducibile comportamento "sbagliato" di Mattia è un mistero. Non c'è nessuna evidente ragione familiare, ambientale, biologica, relazionale, evoluzionistica, emozionale, genetica... che possa spiegare la sua perenne irrequietezza, la sua ipersensibilità ai messaggi che gli provengono dall'esterno, ai quali reagisce sempre con troppa irruenza e conflittualità. E finisce sempre che chi ne busca è lui."

    RispondiElimina
  2. Grazie,Paolo sei riuscito non solo a farci appassionare a questo 'bel tipo' ma anche a farci fermare a pensare alle ragioni tanto profonde quanto non semplici da identificare che lo agitano: "L'irriducibile comportamento "sbagliato" di Mattia è un mistero. Non c'è nessuna evidente ragione familiare, ambientale, biologica, relazionale, evoluzionistica, emozionale, genetica... che possa spiegare la sua perenne irrequietezza, la sua ipersensibilità ai messaggi che gli provengono dall'esterno, ai quali reagisce sempre con troppa irruenza e conflittualità. E finisce sempre che chi ne busca è lui."

    RispondiElimina
  3. Che fortuna (calcolata) ad averti come tutor! Grazie di questo splendido ritratto di te e di lui e..anche di tutti noi. Ogni volta che vedrò un fumetto di Paz ci rivedrò Mattia, il suo ciuffo e l'aria malinconicamente distratta, la testa china per assicurarsi che le parole (quasi sempre di rimprovero) possano scivolargli addosso più velocemente..sì, è proprio lui, quello che, il primo giorno di scuola in prima elementare, prese a morsi il cartello con il suo nome che qualche maestra aveva laboriosamente preparato. Mentre tutti gli altri si muovevano in una cornice di solennità da grande cerimoniale d' "iniziazione", lui mise subito in chiaro la faccenda, impegnandosi a non farsi "addomesticare". Se la scuola valutasse la coerenza, lui sarebbe esemplare. Per fortuna che ci sono tutor come te! Un abbraccio e congratulazioni per la pubblicazione del tuo libro

    RispondiElimina